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Accuse di molestie sessuali per Afrika Bambaataa, il punto della situazione

La triste vicenda che, in questi giorni, vede coinvolto Afrika Bambaataa ha dato vita ad una serie d’illazioni e teorie sconclusionate che nulla hanno a che fare con l’oggetto della controversia.

Com’è ormai noto, pare che il “Godfather of Hip-Hop” abbia avuto degli incontri non proprio casti con alcuni minorenni, incontri che risalgono alla seconda metà degli anni ’70 e che s’inseriscono nello stesso periodo storico in cui la musica rap stava cominciando a trasformarsi in un fenomeno più esteso ed articolato, sul punto di conquistare anche le esigenti platee del continente europeo e prendere stabile possesso del mercato discografico di prima fascia, quello mainstream.

Il problema, comunque, è che, al di là della fondatezza o meno di queste accuse, la generazione hip-hop attuale non sta effettivamente comprendendo la necessità di separare i meriti artistici dagli errori umani, con il risultato di scagliarsi contro un uomo che, insieme a DJ Kool Herc, ha dotato il movimento di una solida e fatiscente spina dorsale.

Pochi giorni fa, la Universal Zulu Nation (conosciuta semplicemente anche come “Zulu Nation”) ha comunicato di aver rimosso Bambaataa dalla carica che ricopriva all’interno dell’organizzazione, quella di “padre fondatore”, proprio in seguito alle accuse di molestie sessuali venute a galla in quest’ultimo periodo.

Un'immagine giovanile di Afrika Bambaataa.

Un’immagine giovanile di Afrika Bambaataa.

Una scelta comprensibile, quella della Zulu Nation, e probabilmente anche condivisibile; tuttavia, molte voci della stampa e non solo, hanno commesso il non indifferente errore di credere che il Padrino fosse stato rimosso dalla posizione di presidente, mentre invece l’uomo aveva già lasciato ogni incarico ufficiale sin dal lontano 1996, rimanendone all’interno, come detto, solo in qualità di padre fondatore.

Non si tratta di un errore trascurabile, poiché l’iter destinato alla rimozione di una figura come quella di un presidente avrebbe richiesto un’analisi del caso più approfondita, mentre la velocità con cui tutto questo è avvenuto ha fatto pensare che Bambaataa fosse stato allontanato dall’organizzazione che lui stesso aveva creato per malefatte già appurate nella loro gravità ed attendibilità.

La verità processuale non è ancora spuntata e non sarà definitiva fino al giorno della sentenza, ma non abbiamo bisogno di aspettare la voce di un giudice per stabilire quale posizione dovremmo assumere nei confronti di questa spinosa situazione: Afrika Bambaataa è e resterà sempre una leggenda dell’hip-hop, un uomo la cui straordinaria vena rivoluzionaria ed artistica ha fatto sì che oggi tantissime persone nel mondo possano aggrapparsi a degli ideali e ad una musica universali, mettendo in gioco la propria credibilità e dedicando la sua intera vita ad un sogno che, dopo anni di pazienti battaglie, si è realizzato in tutta la sua grandezza.

Chi scrive è uno strenuo difensore della “questione morale” e sostiene che la musica rap debba riflettere in ogni artista lo spirito di giustizia sociale e vicinanza al popolo reietto che ha caratterizzato la cultura hip-hop fin dagli albori; detto questo, sarebbe profondamente ingiusto mescolare d’un tratto le carte e far finta che nulla di quanto fatto da Bambaataa sia ora da tenere in considerazione.

Se quest’uomo dovesse essere riconosciuto colpevole delle accuse che gli sono oggi rivolte, allora è giusto che paghi per i suoi terribili ed infami crimini e si vergogni dello scempio fino all’ultimo giorno della sua vita, ma stiamo ben attenti a non commettere l’errore di togliere a Cesare ciò che gli appartiene, nel nome di un’eccessiva e poco consona euforia moralista.

Afrika Bambaataa.

Afrika Bambaataa.

Queste righe sono anche scritte in virtù del vergognoso trattamento che in queste ore sta ricevendo un’altra icona hip-hop, KRS-One, finito sul patibolo per via di alcune sue dichiarazioni sulla vicenda di Bambaataa che, secondo diversi opinionisti poco acuti, lascerebbero intendere da parte dell’ex leader dei BDP un’assoluzione spicciola per l’imputato.

In realtà, quello che il rapper ed attivista del Bronx stava cercando di dire è esattamente quello che abbiamo sottolineato poc’anzi: è inutile e decontestualizzato gettare ombra totale sulla figura di Afrika Bambaataa, poiché questo suo coinvolgimento nel caso di molestie non ha nulla a che fare con il suo impegno nella cultura hip-hop e nella musica rap.

Un minimo di decoro, nessuno lo nega, sarebbe stato certamente più apprezzato, ma guai a paragonare questa vicenda al degrado stilistico e contenutistico perpetrato dalle figure hip-hop più in voga di questi ultimi anni: si tratta di chiavi di lettura totalmente differenti, ed è importante che nessuno si azzardi mai a strumentalizzare questa vicenda per giustificare atteggiamenti equivoci da parte delle nuove ed influenti leve.

Il futuro, quindi, ci rivelerà l’effettivo valore umano di Bambaataa (è giusto nutrire, almeno in queste fasi preliminari, una certa dose di scetticismo, considerati i trascorsi di jacksoniana memoria), ma nessuna sentenza al mondo potrà mai cambiare la storia, ormai impressa a fuoco nel cuore e nella mente di ogni adepto hip-hop che si rispetti: il signor Kevin Donovan non dev’essere necessariamente la stessa persona che ha regalato ai posteri la mitica “Planet Rock”.

 

Claudio Spagnuolo aka Klaus Bundy

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Claudio Spagnuolo aka Klaus Bundy

Claudio Spagnuolo aka Klaus Bundy

Classe 1991, vive e lavora a Milano. Esperto di cultura Hip-Hop statunitense, collabora con Mondo Rap dall'ottobre del 2015.