PREMESSA: con il termine “giornalismo” ovviamente non ci riferiamo ai vari portali hip hop che si possono trovare solo in rete, siti che non sono quasi mai composti da giornalisti veri, ma pur avendo evidenti pecche di forma, meritano rispetto, semplicemente perchè parlano con cognizione di causa e nella maggior parte dei casi fanno quello che fanno per passione più che per lavoro;

Ci riferiamo ovviamente al giornalismo ufficiale delle grandi testate nazionali, delle riviste, della televisione. Quel giornalismo che –ormai lo diciamo da anni– non riesce minimamente a descrivere il rap italiano, semplicemente perché non lo ascolta, quindi non lo capisce e nella migliore delle ipotesi lo giudica secondo i parametri pop-rock che da sempre rappresentano l’ unico metro di giudizio per la critica musicale italiana.

Fabri Fibra, ormai uno dei massimi sociologi del rap italiano, ha fornito una spiegazione perfettamente calzante della dinamica giornalismo italiano-rap italiano, attraverso delle annotazioni pubblicate su Genius, relative al suo ultimo inedito “Lo Sto Facendo“.

“Se fai il rap in Italia, la prima domanda che ti pone un giornalista è: perché non parli di politica? I giornalisti in Italia sono fermi ai Public Enemy per quanto riguarda il rap. Fanno paragoni solo con il gruppo di Chuck D.
I giornalisti italiani parlano di rap perché sono costretti a farlo, ma non hanno capito lo spirito di questa musica, quindi scrivono sempre le stesse cose, si ripetono all’infinito, mentre il genere è andato talmente avanti che dovrebbero essere i loro figli a parlarne, sarebbero più attuali.

A volte ho anche l’impressione che i giornalisti nemmeno ascoltino i dischi degli artisti di cui parlano…
Il rap è polemico di suo, è il genere musicale polemico per eccellenza.”

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