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L’ hip hop festival di Genova è stato una bomba

Genova Hip Hop Festival: ecco cosa si è perso chi non è venuto.

Dal 5 al 7 gennaio 2018 abbiamo avuto l’opportunità di presenziare al Genova Hip Hop Festival e di goderci le numerosissime esibizioni dei tanti artisti invitati all’RDS Stadium. Tra loro figuravano molti nomi importanti, rappresentativi di tipi di rap tra loro distanti, sia dal punto di vista stilistico, che da quello generazionale-anagrafico, basta fare un elenco dei nomi più noti per accorgersene: Ensi, Luché, Bassi Maestro, Dargen d’Amico, Lazza, Giaime, Murubutu, Claver Gold, Kaos, Colle Der Fomento.
Alcune performance sono state una piacevole sorpresa, come quella di KT Gorique, la rapper proveniente dalla Svizzera francofona che, nonostante le barriere linguistiche, è riuscita ad intrattenere e fomentare il pubblico come pochi altri. Tra tutti, era quella che giocava più “in trasferta”, ma non sembra averci fatto molto caso: ha infatti conquistato il pubblico come solo una campionessa mondiale di freestyle è in grado di fare.

Nel complesso l’evento si è rivelato un grande successo per la musica, per la cultura, per la città di Genova, e per l’hip hop italiano.

Diviso in tre giornate – due dedicate al rap e al DJing e una al b-boying – il festival ha accolto un pubblico numeroso: in molti sono arrivati da ogni angolo d’Italia, a dimostrazione di come manifestazioni di questo tipo siano – se ben concepite e organizzate, come in questo caso – in grado di smuovere gli appassionati. Inoltre è trasparita un’ottima organizzazione e una buona capacità di affrontare gli imprevisti, per esempio quando, il primo giorno, presentatosi un problema ai microfoni,  è stato risolto in breve tempo dai tecnici, permettendo al festival di proseguire senza ulteriori intoppi.
Gli artisti sono stati complessivamente apprezzati da noi e dal pubblico, che nonostante il grande numero di esibizioni svoltesi nelle prime due serate, ha continuato fino all’ultimo a trasmettere calore partecipando attivamente ai live.
Ci sono stati i momenti di divertimento puro, in particolare durante lo sregolato live di un sorprendente Giaime, e in buona parte della memorabile performance di Ensi, in particolare quando ha invitato Lazza a fare freestyle con lui sul palco.

 

Sono arrivate anche le piacevoli sorprese, come l’esecuzione, durante il live di Bassi, di mezza King’s Supreme, con questi affiancato da Hell Raton, Ensi e Lazza (che in quell’occasione però stava semplicemente facendo presenza, poco prima invece i due avevano cacciato la prima strofa di WLKM2MI).

 

Non sono mancati i momenti più seri e per certi versi toccanti, come le numerose dediche a Primo e le riflessioni da parte di Danno, Dargen, Il Turco, e diversi altri rapper.
Dei live c’è poco da dire, da quando sono saliti sul palco Bresh, Vaz Tè e Disme, la qualità si è alzata inevitabilmente, e, da quel momento, non è più scesa: menzioni particolari ai già citati Ensi, Bassi, Giaime e KT Gorique, ma anche a Stokka & Madbuddy, a Luchè, ai DSA Commando, a Murubutu, ed ai Good Old Boys, e in ultimo Claver Gold, che pur ammettendo di non essere un grande intrattenitore da palco, ha fatto in modo che fosse la sua musica a farsi carico dell’arduo compito di regalare emozioni. Decisamente un successo anche le sfide di freestyle, giudicate da Esa, Mastafive e Moddi, che hanno visto come vincitore finale Shame, che si è portato a casa un premio di ben 1000€.
Anche l’ultima giornata, dedicata al b-boying, ha visto numerosi partecipanti di tutte le età, e da vari paesi, uniti dalla sola passione della breakdance e dall’hip hop: il lionese Pac Pac, in particolare, ha dato grande prova di sé, risultando tra i vincitori finali della giornata. Infine, non sono mancate le numerose sorprese durante le serate live, come il freestyle di Ensi e Lazza sulla base di Rockabye Baby di Joey Bada$$.

Tre giornate, insomma, all’insegna dell’hip hop, indimenticabili per chiunque porti questa cultura nel cuore.

Articolo a cura di Cesare Ferrarini e Ilaria Siriet.

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