Mondo Rap

Gemitaiz, King’s Supreme e la strofa più discussa del rap italiano

Parliamo di Gemitaiz, sempre più al centro dell’attenzione mediatica negli ultimi anni, e di una strofa datata 2012 a dir poco “chiacchierata”.

La strofa incriminata è presente nel singolo apripista del primo Machete mixtape: King’s Supreme, e anche i più accaniti sostenitori dell’ “ex xtreme” devono ammettere che ad un primo ascolto non si capisce nulla, non sembra neanche in italiano, successivamente si.. ma rimane fortissima la sensazione che il buon Gemitaiz qualche parola se la stia inventando..

per non parlare del senso logico, assente per forza di cose quando non si comprende del tutto la lingua che si ascolta. Se siete tra i pochissimi che non hanno ancora avuto modo di apprezzarla dovete assolutamente farlo, potrà sembrarvi geniale o talmente sconnessa da farvi incazzare, di sicuro non vi lascerà indifferenti.

Gemitaiz attacca al minuto 3:17

Non riuscendo a capire subito tutto, chi ha dei pregiudizi sull’artista è portato a fare le medesime critiche di chi ha un preconcetto diffuso sul rap, battezzando le otto barre di King’s Supreme come un’accozzaglia di parole senza senso, nel rapweb italiano a distanza di due anni sono ancora in molti a manifestare questa tesi con commenti il cui unico obbiettivo è screditare le più basilari facoltà cognitive del rapper, il fatto che la critica ad una strofa sia in realtà l’escamotage per offendere la persona deve far riflettere,  questo tipo di anti-propaganda ha un nome ben preciso: Hating.

Come la maggior parte dei rapper che iniziano ad avere un discreto successo anche Gemitaiz ha ormai tanti fans quanti detrattori, i cosiddetti haters,  fondamentali quanto i supporters nella creazione del mito-rap, perchè una leggenda che si rispetti ha sempre dei nemici da sconfiggere;

spesso questi non-fans spendono il pomeriggio commentando qualunque genere di contenuto on line offra loro la possibilità di denigrare il loro non-idolo (in realtà gli fanno pubblicità,  ma non diteglielo che si incazzano), ovviamente la strofa di King’s Supreme viene chiamata in causa come esempio della scarsa qualità del rapper: “non si capisce nulla”, “non ha senso”, “live la sbaglia sempre”

Tutto plausibile ad un primo ascolto.. ma tanto per spararla grossa e specificando che non si cercano improbabili quanto insensati paragoni è giusto ricordare che Vangogh è morto sconosciuto, non sempre gli uomini sono in grado di decidere cosa è arte e cosa no, oltretutto un’ indagine istat ha dimostrato che l’8O% di chi non apprezza le liriche di King’s Supreme cambia idea dopo aver ascoltato il pezzo avendo modo di leggerne contemporaneamente  il testo,  se siete tra quelli che hanno ascoltato e non hanno apprezzato dovete assolutamente farlo, qualcuno di voi capirà di essersi sbagliato, qualcun’altro rafforzerà ancor di più le proprie convinzioni sulle scarse qualità intellettuali del rapper, e probabilmente inizierà a pensare lo stesso dell’autore dell’articolo.

Le otto barre di Gemitaiz in King’s Supreme 

“Quando entro su un pezzo dicono guarda sto pezzo di merda ha ucciso la traccia un’altra volta,

fuma canne che sembrano scimitarre c’ha le rime zarre, sfidalo e ti viene la febbre come a Travolta,

dicono che copio gli americani solo perchè in attacco fanno schifo e non sanno come difende,

sto col numero 9 più o meno dove tu non arrivi mai, ti chiedi questo qua i flow dove li prende?

Ma chissà, forse me li invento? Siamo poveri di cash ma ricchi di rap,

we stickin’ it up, ogni rima di Gemitaiz è grossa come il culò di Nicki Minaj

Ye! Stronzò ti batto anche se visibilmente molto più fatto

ogni rima tua è sotto al sette io la metto sotto al sette, colpo di tacco.”

 

Un attimo di pausa

Avete sentito? Questa strofa è un capolavoro.  Non si stanno affrontando temi scottanti, Gem non ci sta rivelando grandi verità, il contenuto è a dir poco leggero, egomaniaco, fattone, in parte rivolto al leggendario e ormai abilitato “nemico immaginario” che viene sconfitto a suon di metafore calcistiche, tutto ciò ad una velocità disumana (esageriamo ancora, si) in parole povere spacca.

Levatevi dalla testa l’idea che un gran pezzo di rap debba essere per forza impegnato, se volete tenetevela ma cercate di capire che è un dogma ed in quanto tale è privo di logica, potete crederci come mezzo mondo crede vera la storia del tizio morto e risorto 2014 anni fa, trattasi in tutti e due i casi di leggenda metropolitana.. non vi incazzate se vi viene fatta notare l’assenza di dimostrabilità della tesi, non è una tesi, è un’ ipotesi di come “dovrebbe” essere il rap.

La favola del vero rap, in Italia, venne messa in giro anni fa da chi cercava allo stesso tempo di giustificare un fallimento artistico e portare acqua al suo mulino,  ottenendo come principale risultato quello di creare una generazione di piccoli professori nati nei primi 90′ che oggi rivendicano l’esistenza di un rap vero contrapposto ad un rap fasullo e commerciale da sconfiggere… ci sarà sempre il rapper vero e il rapper fasullo, ogni tanto il vero si farà fasullo e viceversa, starà all’ascoltatore riconoscerli, il vero riconosce il vero, se ti dicono che quello va bene a prescindere e quello non va bene mai c’è qualcosa che non va, stanno provando ad inculcarti una religione..

ecco perchè un extrabeat come quello di King’s supreme non può non essere celebrato anche se il senso fondamentalmente è ” mi faccio un sacco di canne e nonostante ciò spacco più di tutti”.

Rimane il fatto che “live sbaglia sempre”

Gemitaiz non riesce a cantare King’s supreme al concerto di Villa Ada

E’ vero che ogni tanto l’autore non risulta in grado di eseguire l’ opera dal vivo, ma dimenticarsi le parole (ovviamente non sempre) è in un certo senso un tratto distintivo dell’artista,  fa parte della spontaneità di un personaggio unico che se sbaglia trova il modo di farsi perdonare,  è difficile riscontrare tanta originalità nel panorama mainstream del rap italiano,  commentare il video sottolineando che “live non je la fa” serve a discutere “solo” il rapper, è innegabile che il punto di vista di chi pretende un performer sempre in grado di eseguire i suoi pezzi deve essere considerato valido, anche se una scena piena di mc intenti a cercare di superare i loro limiti addossandosi il rischio della figuraccia risulterebbe molto più coinvolgente..

e allora ok, diciamo pure che l’artista non è il massimo del professionismo, come tutti i migliori del resto, le otto barre di King’s Supreme rimangono in ogni caso un pezzo d’arte che dovrebbe essere preso in analisi più come un quadro che come una canzone: l’esecuzione è unica, l’arte sta nell’aver concepito e realizzato questo disegno vocale, il bello sta proprio nel fatto che la prima volta non si capisce, non c’è bisogno di rieseguirlo ogni volta.

Non sarà un Van Gogh ma probabilmente come per molte delle opere del pittore olandese l’unica colpa della strofa di Gemitaiz in King’s Supreme è quella di essere venuta al mondo poco prima che la platea fosse pronta per apprezzare.

Chi non supera i propri limiti è un morto vivente (cit)

 

 


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