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Nas vs. Jay-Z: la più grande faida nella storia del rap (parte 1)

L’Hip-Hop, si sa, è da sempre sinonimo di competizione.

Ancor prima della nascita della figura del rapper, breakdancers e disk-jockey erano soliti darsi battaglia nelle rispettive categorie, spinti da quell’animalesco desiderio di supremazia sul prossimo che non ha mai abbandonato la cultura.

Nel corso dei decenni, l’universo rap ha visto diversi artisti litigare tra loro, il più delle volte a causa d’incomprensioni (Boogie Down Productions vs. Juice Crew, Canibus vs. LL Cool J), altre per motivi extra musicali (Ja Rule vs. 50 Cent, Eminem vs. Benzino), ma nessuna rivalità ha mai raggiunto un livello di lustro comparabile a quella tra Nas e Jay-Z.

Ciò che rende questa faida così epica è il contesto per cui è venuta alla luce, nonché l’altissimo valore degli esponenti in questione, unanimemente considerati tra i migliori liricisti di tutti i tempi.

Fino al 1997, New York (e, di conseguenza, tutta la East Coast) era un feudo di The Notorious B.I.G. Nonostante la sua mai rinnegata intenzione di portare sul palcoscenico soltanto sé stesso, Biggie si ritrovò ben presto ed inconsapevolmente vate della costa atlantica, imbottigliato in una violenta guerra con Tupac (e la California) che non avrebbe mai voluto.

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Non ci addentreremo nei dettagli dell’infuocato bisticcio tra Tupac e Biggie (sul quale, tra l’altro, aleggiano ancora parecchi misteri), ma ci limiteremo a prendere atto che, dopo quella fatale notte del 9 marzo 1997 – che costò la vita al figliol prodigo di Bedford-Stuyvesant – la Grande Mela perse improvvisamente il suo condottiero più valoroso.

 

Gli anni che seguirono, in effetti, furono parecchio strani, tumultuosi, sicuramente vuoti: nel giro di soli sei mesi, l’Hip-Hop aveva dovuto dire addio a due pesi massimi (Tupac cadde nel settembre del ’96, a Las Vegas), ancora tremendamente giovani e nel pieno del loro trionfo discografico.

Qualcuno, forse, avrebbe potuto intuire che ci sarebbe stata una lotta per la successione al trono di NY, mentre in California il vuoto sarebbe stato colmato dai “superstiti” della Death Row Records, Snoop Doggy Dogg e Dr. Dre, quest’ultimo ormai passato alla Aftermath.

Il problema, ad Est, era proprio questo. Fino alla prima metà degli anni ’90, l’egemonia su entrambe le coste era costituita dai colossi Death Row e Bad Boy, con una fondamentale differenza: mentre la prima label poteva contare su un roster d’eccezione, composto da più primedonne, la Bad Boy era sostanzialmente Biggie Smalls, e non c’era spazio per nessun altro.

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Nas e Jay-Z mossero i primi passi all’ombra del planetario successo di Notorious: “Illmatic”, l’album di debutto del rapper del Queensbridge, è oggi considerato tra i migliori (forse il migliore) album nella storia del rap, ma fu schernito dall’attenzione popolare in favore di “Ready To Die”, l’acclamato disco d’esordio di B.I.G., il cui sound spiccatamente radio-friendly (marchio di fabbrica delle produzioni di Puff Daddy) riuscì ad imporsi anche su quella parte di audience che non aveva alcuna familiarità con l’Hip-Hop.

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Jay-Z, invece, con il suo “Reasonable Doubt”, ebbe la fortuna di non ritrovarsi a fare a botte con Biggie per la testa delle classifiche, poiché il disco uscì nel giugno del ’96 (a due anni di distanza da “Ready To Die” ed “Illmatic”), ma fallì comunque nell’impresa di diventare uno straordinario boom commerciale, soprattutto per la mancanza di hit degne dell’incessante rotazione su MTV.

Inizialmente, Jay-Z era un accanito fan di Nas, tanto che aveva deciso di campionare la sua voce (estrapolata dalla traccia “The World Is Yours”) per farne il ritornello del suo singolo “Dead Presidents II”, perse le speranze di averlo – insieme al rapper AZ – sul brano “Bring It On” (poi rimpiazzati da Sauce Money e Jaz-O); Damon Dash, co-fondatore (insieme a Jay e Kareem “Biggs” Burke) e CEO della Roc-A-Fella Records, avrebbe addirittura voluto scritturare Nas per la label, ma la trattativa non andò a buon fine.

Dopo un paio d’anni di calma apparente, tuttavia, iniziarono i primi problemi. A pochi mesi dalla morte di Biggie, nel novembre del 1997, Jay-Z pubblicò l’album “In My Lifetime, Vol. 1”, contenente la canzone – dal titolo già evocativo – “The City Is Mine”, che fa un chiaro riferimento alla volontà di Jay di reclamare il trono liberato da Big Poppa:

Jay-Z, Roc-A-Fella yo, know the name
I ain’t a player, get it right, I’m controllin’ the game
From now until they blow holes in my frame
I’ma stand firm, holdin’ my aim, feel me?
I’m the focal point, like Biggie in his prime
On the low though – shhh, the city is mine!

 

Per le strade, dopo l’uscita di questo pezzo, si levò un certo brusio: la gente sapeva che, in quel momento, Nas sarebbe stato l’unico in grado di poter impedire a Jay-Z di prendersi liberamente la corona di “King of New York”, e si creò attesa per un’eventuale risposta.

Ci volle oltre un anno ma, sull’album “I Am…” (1999), fece la sua comparsa “We Will Survive”, nel cui primo verso Nas immagina di scrivere una lettera al defunto Biggie, facendogli sapere che “qualcuno” sta approfittando della sua dipartita per autoproclamarsi re di NY:

It used to be fun, makin’ records to see your response
but now competition is none, now that you’re gone
and these niggas is wrong – using your name in vain
and they claim to be New York’s king?

 

Jay-Z non rispose immediatamente, ma tutti erano sicuri che, prima o poi, i nodi sarebbero venuti al pettine, perché “la città che non dorme mai” aveva bisogno di un suo rappresentante, e dunque lo scontro diretto non poteva essere evitato. Era soltanto questione di tempo.

Nell’estate del ’99, Memphis Bleek, amico d’infanzia di Jay-Z e scritturato presso la sua Roc-A-Fella, pubblicò l’album “Coming Of Age”, anticipato dal singolo “What You Think Of That”. Ebbene, proprio in questo pezzo, Bleek canta:

I’ma ball ‘till I fall, what you think of that?
What you think of that? What you think of that?
I’m a real ass nigga, what you think of that?

Con l’intenzione di punzecchiare indirettamente Jay, Nas sferrò un attacco nei confronti di Memphis Bleek, menzionando le parole riportate sopra, nel suo singolo “Nastradamus”:

Yo, I need an encore y’all, you should welcome me back
you wanna ball ‘till you fall, I can help you with that
you want beef? I could let a slug melt in your hat!

La miccia venne così innescata, ed è in questo momento che entrò in scena Jay-Z, il quale prese parte alla contesa, schierandosi, ovviamente, in difesa dell’amico di lunga data. Tuttavia, prima di rendersi protagonista, lasciò al compagno un’ultima voce in capitolo, nella canzone “My Mind Right”:

Dodgin’ the Ds, you know it’s a margin between me
and only a few fit in, your lifestyle’s written*
so who you supposed to be, play your position
I used to write to the wall, about the Porsche
Now I write for the house and the rob report!

*chiaro riferimento al secondo album di Nas, intitolato “It Was Written”.

All’Hip-Hop Summer Jam del 2001 (evento annuale organizzato dall’emittente radiofonica Hot 97, la più popolare della Grande Mela), Jay-Z figurava tra gli invitati e, in quell’occasione, si esibì con la sua ultima hit, dal titolo “Takeover”, una canzone inedita che sarebbe stata inclusa nel suo album di quell’anno, “The Blueprint”. L’opera era un violento attacco nei confronti dei Mobb Deep (amici stretti di Nas ed anche loro provenienti dal Queensbridge), verso i quali Jay-Z aveva già fatto riferimenti poco gratificanti nella canzone “Where I’m From”, qualche anno prima. Ebbene, in “Takeover” Jay-Z rincara la dose, e si scaglia violentemente contro i due:

I don’t care if you Mobb Deep, I hold triggers to crews
you little fuck, I’ve got money stacks bigger than you
when I was pushin’ weight, back in eighty-eight
you was a ballerina, I got your pictures, I seen ya
then you dropped ‘Shook Ones’, switch your demeanor
well – we don’t believe you, you need more people!

Le parole riservate a Prodigy e Havoc erano sicuramente imbarazzanti, ma nessuno si aspettava che, alla fine di quello stesso verso, Jay-Z avrebbe lanciato la sua prima provocazione nei confronti di Nas, dopo un’ulteriore umiliazione nei confronti dei Mobb Deep riguardo alle loro scarse vendite:

No, you’re not on my level, get your brakes tweaked
I sold what your whole album sold in my first week!
You guys don’t want it with Hov
Ask Nas, he don’t want it with Hov, nooooo!

 

Questa volta, la risposta di Nas non si fece attendere. Appena tre settimane dopo, il rapper pubblicò un violento freestyle contro Jay-Z, che campionava la canzone “Paid In Full” di Eric B. & Rakim:

Nas designed your ‘Blueprint’, who you kidding?
Is he H to the Izzo, M to the Izzo?
For shizzle, you phony, the rapping version of Sisqo
And that’s for certain, you clone me, your wack clothes line
I’d rather Sean John, bore me with your fake coke rhymes
And those times, they never took place, you liar
Un was your first court case, you had no priors
You master fabricated stories of streets and sound slick
Have you surrounded, you and the faggot you down with!

La rabbia di Nas, tuttavia, non investì soltanto Hov, bensì l’intera famiglia Roc-A-Fella:

Rip the Freeway*, shoot through Memphis* with money bags
stop in Philly, order cheese steaks and eat Beans* fast
and bring it back up top, remove the fake king of New York
you show off, I count off when you sampled my voice
I rule you!

*Freeway, Memphis Bleek e Beanie “Beans” Sigel, i tre artisti di punta della label di Jay-Z.

L’11 settembre 2001 (nel giorno del crollo delle Twin Towers), “The Blueprint” di Jay-Z uscì nei negozi, e fu decisamente una delle prove più convincenti della carriera dell’MC di Bedford-Stuyvesant. La tracklist vedeva produzioni di nomi illustri, tra cui Kanye West, Timbaland, Just Blaze ed Eminem (il quale mise la sua firma sul beat di “Renegade”, canzone alla quale partecipò anche in qualità di rapper), ed il flow di Jay-Z appariva più fresco che mai.

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I singoli furono “Izzo (H.O.V.A.)”, una sorta di inno che fece da “fanfara” per annunciare il ritorno dell’artista, “Girls, Girls, Girls”, divertente traccia, nella quale il rapper immagina d’imbattersi in amanti dalle personalità alquanto singolari, “Jigga That Nigga” e “Song Cry”, una splendida canzone d’amore, che campionava “Sounds Like A Love Song” di Bobby Glenn, eseguita dalla cantante R&B Jaguar Wright.

La faida con Nas non venne dimenticata: la famosa “Takeover”, infatti, venne inclusa nel disco con, in aggiunta, un terzo verso, che al Summer Jam non era stato proposto. Si trattava di una strofa interamente dedicata a Nas, nella quale Jay attacca il suo rivale dalla prospettiva di un fan, criticandolo per aver prodotto album di basso livello, dopo il primo grande successo, l’indimenticabile “Illmatic”:

Nigga, you a – LAAAAAME!
You’se the fag model for Karl Kani/Esco ads
Went from, Nasty Nas to Esco’s trash
Had a spark when you started but now you’re just garbage
Fell from top ten to not mentioned at all
to your bodyguard’s “Oochie Wally” verse better than yours
Matter fact you had the worst flow on the whole fuckin’ song*
but I know – the sun don’t shine, then son don’t shine
That’s why you’re – LAAAAAME! – Career come to an end
There’s only so long fake thugs can pretend!

*“Oochie Wally” è una canzone contenuta nell’album “QB’s Finest”, disco nel quale Nas canta con altri rapper provenienti dal suo stesso quartiere, il Queensbridge.

One was – NAHHH, the other was “Illmatic”
That’s a one hot album every ten year average
And that’s so – LAAAAAME! Nigga switch up your flow
Your shit is garbage, but you try and kick knowledge?
(Get the fuck outta here!) You niggas gon’ learn to respect the king
Don’t be the next contestant on that Summer Jam screen
Because you know who (who?) did you know what (what?)
with you know who (yeah!) but just keep that between me and you for now!

Nonostante, a prima vista, le critiche mosse da Jay-Z riguardo alla qualità dei tre dischi di Nas successivi ad “Illmatic” possano essere più o meno condivise, egli commette un errore di valutazione: “It Was Written”, “I Am…” e “Nastradamus”, infatti, anche se non troppo elogiati dalla critica e dai fans, ottennero insieme cinque dischi di platino negli States, e sia “It Was Written” che “I Am…” raggiunsero le prime posizioni nelle classifiche di Billboard. “Illmatic”, invece, al momento della sua uscita, non superò in alcun modo gli album seguenti: ricevette un solo disco di platino e fece un’anonima comparsa nelle chart di Billboard, facendo registrare il suo miglior risultato alla ventitreesima posizione.

Tra le altre cose, Jay-Z ci tenne a precisare che il campionamento delle parole di Nas “I’m not for presidents to represent me!” del pezzo “The World Is Yours” fu utilizzato in “Dead Presidents II” per creare qualcosa di speciale. Mentre Nas aveva creato semplicemente una bella frase, Jay era stato capace di creare una brillante canzone:

So yeah I sampled your voice, you was usin’ it wrong
You made it a hot line, I made it a hot song
And you ain’t get a coin, nigga, you was gettin’ fucked and
I know who I paid God, Serchlite Publishing!*”

*in quest’ultima riga, Jay sottolinea che, per ottenere il sample della voce di Nas, non ha mai pagato nulla al rapper per i diritti d’autore, bensì alla Serchlite Publishing di MC Serch, manager di Nas e capo dell’appena citata attività editoriale.

Dopo l’uscita di questo violento ed umiliante diss, molti credevano che si sarebbe trattato del definitivo KO per Nas, dal momento che Jay-Z era riuscito a trovare le parole giuste per attaccarlo sotto quasi ogni punto di vista.

 

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Claudio Spagnuolo aka Klaus Bundy

 

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Claudio Spagnuolo aka Klaus Bundy

Claudio Spagnuolo aka Klaus Bundy

Classe 1991, vive e lavora a Milano. Esperto di cultura Hip-Hop statunitense, collabora con Mondo Rap dall'ottobre del 2015.